01 giugno 2011

Paghereste 3000 euro l'anno per....

Paghereste 3.000 euro l'anno per far parte di un'organizzazione che diffonde le vostre idee?

Lo fanno i soci dell'istituto Bruno Leoni (IBL), un think tank conservatore che si ispira alle idee di un filosofo del diritto e avvocato, Bruno Leoni, barbaramente ucciso nel 1967 da un amministratore di condomini poco onesto.

Leoni, al pari del presidente onorario Ricossa, è stato membro di un altro think tank conservatore, la Mont Pelerin Society, che vantava tra i suoi membri Maurice Allais ed è collegata (vedi qui) ad una serie di organizzazioni conservatrici americane e inglesi come Cato Institute, Heritage Foundation, Atlas, Hoover Institution.

A questi think tank conservatori è stato dedicato un capitolo del libro, L'America in pugno, di Susan George (1) che spiega come da molti anni la destra cerca di riconquistare le opinioni pubbliche americane. Gli elementi comuni dei think tank sono cinque.

Si tratta di organizzazioni che dispongono di molti soldi (primo elemento) grazie ai quali finanziano un gran numero di ricercatori pronti a sostenere le proprie tesi (secondo) divulgate all'opinione pubblica attraverso vari mezzi (terzo), dalle ricerche universitarie alle interviste tv, cercando di collocare propri uomini (quarto) nelle amministrazioni pubbliche, nelle università e ovunque possano contribuire a influenzare l'opinione pubblica. Lo scopo è sostenere politiche conservatrici (quinto) in particolare in campo fiscale: i vantaggi fiscali che derivano dal lavoro delle lobbies giustificano l'investimento nei think tank, specie quando si devono difendere dalle imposte patrimoni miliardari.

L'IBL pare bene integrato in questo sistema di lobbies conservatrici. E' formato da un'elite di giovani che non esitano a discutere di economia pur avendo in maggioranza altre competenze (ci sono ingegneri, filosofi, avvocati, laureati in lettere ecc) e lo fanno con l'atteggiamento di chi è molto sicuro di sè e sa come risolvere i problemi, vantandosi dei premi ricevuto (da un altro think tank conservatore, la Atlas).

L'IBL è partner dell'Heritage Foundation (HF), che nel 2004 disponeva di un patrimonio di 150 milioni di dollari, spendeva 40 milioni di dollari e disponeva di oltre 200 dipendenti, impegnata a produrre interviste (6,5 in media al giorno) e a influenzare l'opinione pubblica attraverso un network radiofonico oltre che cercando di inserire i propri simpatizzanti al Congresso o nei governi repubblicani.

Anche se cercando di apparire seri e oggettivi non sempre ci riescono. Non mancano infatti le (non poche) cadute di stile.

Per esempio sostengono -forse inconsapevolmente?- un personaggio noto per le sue tesi politicamente scorrette come Charles Murray.

Chi è Charles Murray di cui il filosofo Carlo Lottieri ha tessuto le lodi su Il Giornale a gennaio (vedi qui)?

Secondo Susan George (pag. 45) Murray ha ricevuto diversi finanziamenti per un totale di quasi 3 milioni di dollari, quasi tutti da una fondazione di estrema destra, la Bradley Foundation, ed è famoso per due studi, nei quali sostiene che "l'assistenza sociale incrementa la povertà" e che "le facoltà intellettive degli afroamericani sarebbero inferiori a quelle dei bianchi".

Queste tesi, considerate da molti razziste (vedi qui), hanno influenzato non poco le azioni dei governi mentre Murray "ne ha ricavato una fama di esperto autorevole su tali questioni", secondo la George.

Non resta che sperare che Lottieri non sappia nulla di Murray, le cui tesi considera poco rigorose ma interessanti perché politicamente spendibili.

Allo stesso modo c'è da sperare che non sappiano bene chi è Grover Norquist, la cui foto campeggia nella pagine del sito internet di IBL. Infatti chi è liberale, come IBL, non dovrebbe gradire uno come Norquist che, secondo la George, cerca di "prevaricare" gli avversari promettendo di "dare la caccia ai gruppi progressisti a uno a uno e di tagliare loro le sovvenzioni".

Infine appare curioso che il primo nome che appare nel Board of Trustees sia quello dell'amministratore delegato di Aviva Italia, che si definisce il "6° gruppo assicurativo mondiale", specializzato soprattutto in polizze previdenziali. Uno dei cavalli di battaglia dei think tank conservatori come IBL è, infatti, la privatizzazione di tutto ciò che si può privatizzare. A cominciare dalle pensioni.

Per ora mi fermo qui. Credo abbiate capito cos'è l'IBL e come funziona la propaganda, sotto forma di verità oggettiva di esperti neutrali, delle lobbies di destra.

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(1) Feltrinelli, 2008

4 commenti:

  1. "il diavolo fa le pentole ma non i coperchi"
    verrebbe da dire.Un tempo stimavo giannino pur non condividendone le idee.Appariva a i miei occhi un onesto.Poi ha cominciato ad appoggiare la cancellazione del contratto nazionale ( pochi diritti basilari che non fanno certo l' insuccesso di una azienda) , o inneggiare a tremonti nello sforbiciare la finanza pubblica senza criterio o a glorificare la gelmini con la
    sua mezza riforma etcc..La prova della sua disonestà è stata lampante : la figura da fesso che ha fatto il giorno dopo fukushima dicendo che le centrali nucleari avevano retto strutturalmente dunque erano sicure(il giorno dopo si è fuso il nocciolo)....e ora questa altra crociata vergognosa sull'acqua....

    Il suo segreto? dire mezze verità.Le municipalizzate sono piene di figli, nipoti di politici.Certo,vero.Un danno per la collettività,anche perchè quei posti potrebbero andare a gente capace.Aggravio di costi.Certo,vero.E invece consegnare a un privato un monopolio naturale con rendite di ALMENO il 7 % l'anno per legge(al netto dei costi e gli investimenti)????????cos'è?????la gioa del cittadino?

    Il libero mercato vale quando si deve mazzolare la povera gente, poi quando si tratta di salvare il culo ai "padroni" diventa un optional.

    Saluti complimenti per il blog!

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  2. grazie per i complimenti

    molto interessante
    non sapevo queste cose su giannino ... forse perchè è così palesemente di parte che appena lo vedo in tv cambio canale

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  3. Ohi ohi... è caduto un mito! Ho apprezzato Giannino anche nel suo libro "Contro le tasse", ma se poniamo la questione sotto l'aspetto lobbystico allora il teorema comincia a scricchiolare come la centrale di Fukushima... Comunque molte grazie per le preziose info!
    Un caro saluto!

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  4. Non è detto che certi personaggi siano per forza consapevoli di far parte di una lobby... magari la pensano così e basta

    Certe posizioni però appaiono troppo estreme per non destare sospetti sui veri fini di chi scrive

    Un economista vero, a differenza di chi sostiene le sue idee e basta, dovrebbe cercare conferma alle sue tesi nei dati empirici

    Chi non lo fa espone le sue idee e non ha niente da spartire con l'economia

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